In un mondo dove la maggior parte delle persone vive nella dimensione iperprotetta delle proprie abitazioni, ma sempre connessa con l’immaterialità del web, ecco che trova terreno fertile l’applicazione, o meglio, il cablaggio della fibra ottica, un insieme di filamenti vetrosi in grado di condurre la luce, al cui interno viaggia ad alta frequenza un campo elettromagnetico. Nell’ambito delle telecomunicazioni questo implica la possibilità di coprire grandi distanze fornendo lʼaccesso alla banda ultra larga con segnali ottici (luminosi) invece che elettrici, garantendo prestazioni finora inedite, col duplice vantaggio in termini di resistenza alle avverse condizioni climatiche e ai campi elettromagnetici, e facilità di installazione, grazie alla leggerezza che caratterizza questi filamenti a base di silicio. La fibra è inoltre la chiave che aprirà la strada a una serie di nuovi servizi fino ad oggi solamente immaginati: basti pensare a tutte le potenziali evoluzioni della domotica e delle applicazioni per la casa intelligente del futuro, che apriranno la strada verso un mondo di nuovi servizi per i cittadini e per le imprese. Ad oggi non esiste una mappa precisa che indichi quali siano le città, o quantomeno, le zone che in Italia risultano cablate, pertanto, l’unico mezzo a disposizione per sapere fin dove arriva la fibra ottica è costituito dai report forniti dagli operatori di rete. Ma, a prescindere dalle capacità altamente performanti, perché si parla tanto della fibra ottica? Il contesto in cui viviamo muta sempre più celermente, con una domanda, da parte dei clienti, che sono sempre più connessi, in continua ascesa, senza contare che è l’evoluzione stessa dell’ecosistema digitale a sostenere tale domanda. L’effetto combinato di sempre più oggetti connessi che utilizzano sempre più dati insieme ad un sempre maggiore utilizzo da parte degli utenti delle tecnologie dell’informazione e dei servizi, determinerà l’esplosione del traffico dati sulle reti italiane, destinato a raddoppiare nel prossimo futuro, sia su reti mobili che su reti fisse. Dal fronte italico, il Ministero dello Sviluppo Economico (MISE), su impulso dell’Agenda Digitale Europea, ha avviato il Piano Strategico Banda Ultralarga per adempiere agli obblighi fissati per la realizzazione di infrastrutture di rete finalizzate a portare una connessione di almeno 30 Mbps al 100% dei cittadini italiani entro il 2020. Il Dipartimento per le Comunicazioni del MISE ha elaborato le informazioni ottenute dagli operatori telefonici, creando una mappatura della copertura del territorio nazionale con reti NGA (Next Generation Access) dalla quale è emerso che, entro il 2015, solo il 28% degli utenti sarà raggiunto dalla fibra ottica, grazie agli investimenti degli operatori privati. I cittadini più fortunati saranno i residenti nelle regioni del Nord, alle quali si aggiunge il Lazio. Per i comuni delle altre regioni sarà necessario un intervento pubblico. Secondo i piani degli operatori, i comuni che verranno coperti da reti in fibra ottica sono 378, ovvero i più popolosi e i più redditizi, classificati come “comuni grigi o neri”. I restanti comuni (7.714) sono definiti “bianchi”, in quanto nessun operatore intende investire. Sembra proprio il caso di dire ‘Italia a due velocità’.