Quando utilizziamo una semplice matita per scrivere su un foglio, sfruttiamo la grafite, un minerale che, sfaldandosi a causa della pressione che esercitiamo con la mano, si deposita sul foglio in pezzettini sottilissimi, quasi impalpabili. Una resistenza meccanica 50 volte superiore a quella dell’acciaio, più del doppio della conducibilità termica del diamante, una densità pari alla metà dell’alluminio. E poi conducibilità elettrica, trasparenza, leggerezza, flessibilità. Sono alcune delle proprietà del grafene, ”il materiale delle meraviglie” scelto dall’Ue come la tecnologia strategica dei prossimi 10 anni. L’interesse per questo materiale, apparentemente poco significante, inizia agli albori degli anni Quaranta come una sorta di «curiosità intellettuale», la quale, nel corso dei decenni, ha sospinto gli scienziati a mettere a punto tecnologie avanzate perseguendo il fine di produrre in laboratorio questo materiale, senza però ottenere i frutti sperati. Almeno fino al 2004, quando, all’Università di Manchester, venne scoperto un metodo per isolare un singolo foglio di grafite e dimostrare le eccezionali proprietà elettriche del grafene. Dal 2004 la ricerca sul minerale è letteralmente esplosa. Oggi, dal punto di vista tecnologico, la ricerca si è prefissata l’obiettivo di produrre grafene in grandi quantità e su larga scala. Mentre la ricerca di base avanza, le grandi industrie come IBM, Samsung, STMicroelectronics e Nokia, interessate alla applicazioni pratiche (per esempio transistor ad alta frequenza, touch screen, batterie) iniziano a investire su questo materiale. La Samsung è stata la prima a credere nel grafene e a sviluppare una nuova classe di touch screen che sfruttano le proprietà del grafene6. Infatti il grafene è trasparente alla luce visibile e conduce elettricità meglio di molti altri metalli, come il rame. La combinazione di queste due proprietà fa del grafene un candidato ideale per touch screen, e non solo: il suo impiego potrebbe risultare utile ma anche nei pannelli fotovoltaici (attualmente si usa l’ossido di indio, un materiale che attualmente scarseggia nel nostro pianeta). Inoltre la possibilità di combinare queste proprietà con l’intrinseca flessibilità del grafene spinge l’immaginazione verso cellulari di nuova concezione, indossabili come braccialetti, pieghevoli ed allungabili all’evenienza. Per adesso, il più grande impianto europeo per la generazione di fogli di grafene si trova in Italia, nel Parco Scientifico Tecnologico ComoNext di Lomazzo, conosciuto come le “Officine del grafene”, nuovo centro industriale dalla capacità produttiva di 30 tonnellate annue, progettato per essere replicabile ed esportabile. Probabilmente l’applicazione più rilevante del grafene non è stata ancora scoperta, anche perchè, come la storia ci insegna, le grandi rivoluzioni tecnologiche germogliano dove vi è tanta creatività. Nel frattempo, godiamoci ciò che questo preziosissimo minerale, con lo sforzo dei ricercatori, ci sta regalando.
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