giornalismoUn vento di cambiamento sta soffiando sulla nostra società, alimentato dalle innovazioni tecnologiche e dalle sfide alla crisi economica: l’editoria, il giornalismo e i nuovi media stanno vivendo un momento di transizione di cui ancora non si scorge l’esito. Il web ha cambiato, in maniera molto chiara, il modo in cui organizziamo le informazioni: dal formato fisso e solido di libri e giornali si è passati a qualcosa di liquido e con un flusso libero, dalle possibilità illimitate.Un giornale è definito. È concluso, sicuro di ciò che è, è certo. Per contro, l’informazione digitale è costantemente aggiornata, migliorata, modificata, spostata, sviluppata, una conversazione e una collaborazione continue. È viva, in evoluzione, senza limiti, inarrestabile.Che cosa significa oggi per il giornalismo un mondo a flusso libero? Digitale non significa semplicemente pubblicare una storia sul web. Un web aperto permette di interagire con il pubblico come mai in precedenza, e di collaborare per scoprire, diffondere e discutere le storie in una serie di modalità nuove.Si va prefigurando una «guerra di immagine» tra strumenti alternativi e “immediati” di comunicazione, il web sociale, e il mezzo sociale di comunicazione mediato per eccellenza, il world wild web. La rete ha contribuito a mettere a disposizione del lettore un flusso incalcolabile di informazioni – si pensi a WikiLeaks e ai suoi milioni di documenti top secret – ma è ancora possibile restare a galla in questo flusso continuo? E le varie applicazioni per smartphone, come Meporter o YouReporter, che raccolgono i contributi di giornalisti estemporanei, come si coniugano con l’accuratezza dell’informazione richiesta dai fruitori? Siamo nella fase “proam” o networked journalism: si chiede ai giornali tradizionali un cambiamento strutturale, non bastano più gli strumenti della professionalità, servono creatività e collaborazione. E’ in atto uno sconvolgimento globale, una rivoluzione culturale che coinvolge anche la funzione dell’informazione.