Tutti la vogliano e la cercano, ma i giovani italiani sono poco entusiasti della tecnologia attuale. Il dato, che lascia per certi versi a bocca aperta, è contenuto nel primo Barometro Intel dell’innovazione tecnologica, una ricerca internazionale condotta in quattro paesi maturi (oltre all’Italia, gli Stati Uniti, il Giappone e la Francia) ed altrettanti emergenti (Brasile, Cina, India e Indonesia) su un campione di 12.000 adulti a partire dai 18 anni di età.Sono gli appartenenti alla cosiddetta generazione Y, o generazione del millennio, coloro insomma che la tecnologia la conoscono meglio convivendoci fin dalla nascita, a essere meno entusiasti verso la tecnologia attuale. Il 76% concorda infatti sul fatto che la tecnologia rende le persone meno umane, mentre 6 su 10 sono convinti che la società faccia troppo affidamento sulla tecnologia.La quasi totalità però, il 93%, è convinta anche che ci renda la vita più semplice e migliore.Un giovanissimo su due vorrebbe inoltre la tecnologia sempre più “smart”, in grado di apprendere e registrare comportamenti e preferenze. Si dichiara così disposto a rinunciare ulteriormente alla privacy e a condividere informazioni personali come la data di nascita (il 59%), i dati GPS (46%), le e-mal (59%), ma anche lo storico degli acquisti (51%) e i dati genetici (44%).Inaspettatamente, le persone con un reddito più elevato sono più propense a condividere le loro informazioni in forma anonima e a consentire il monitoraggio delle loro abitudini lavorative.In termini di innovazione hitech, l’Italia si conferma ultima tra le grandi e i paesi emergenti per tutti gli intervistati (anche gli italiani). Un dato infelice, anche perché la maggioranza (il 77% in Italia) crede che la propensione all’innovazione sia un fattore importante di benessere sociale.Gli italiani sono però paradossalmente tra i primi nel mondo per passione hitech: uno su due, una percentuale elevata, dichiara di rincorrere sempre gli ultimi gingilli tecnologici. Le donne over 45, tipicamente in carriera o mamme, sono le più ottimiste riguardo le innovazioni in campo tecnologico fino a sostenere, in aperto contrasto con i giovani, che non usiamo ancora abbastanza tecnologia nella vita di tutti i giorni. Sono inoltre particolarmente propense ad affermare che la tecnologia ci renda più umani e consenta di approfondire le relazioni interpersonali. Le donne italiane sono inoltre maggiormente disposte ad accettare tecnologie che per le coetanee di altre nazioni potrebbero essere considerate troppo personali, come software che osservano le loro abitudini lavorative (70%) e monitorano le abitudini di studio degli studenti (70%) e persino bagni intelligenti che tengono sotto controllo la loro salute (74%). “Storicamente le donne sono diventate utenti accanite di tecnologia quando la stessa si è dimostrata in grado di risolvere i loro problemi, aiutandole a organizzare la loro vita e quella della loro famiglia, oltre che a risparmiare del tempo prezioso”, ha aggiunto Bell. “Mi chiedo se ciò che i dati raccolti ci dicono è che le donne sono ottimiste perché riscontrano che l’innovazione tecnologica sta iniziando a trasformare in realtà la promessa di inserirsi meglio nei ritmi dei nostri giorni, aiutandoci a risolvere problemi e bisogni specifici e creando nuove esperienze coinvolgenti, che saranno preziose allo stesso modo per uomini e donne”.
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