Al dilagare dei social network si affianca un altro, interessante fenomeno: quello dell”irresistibile ascesa della fotografia. Una fotografia ludica e sbarazzina, a bassa definizione, ma condivisibile in tempo reale con il mondo intero. Una fotografia che fa a meno della macchina fotografica tradizionalmente intesa per reinventarsi come semplice applicazione di quel metamedium che è lo smartphone. E’ la fotografia di Instagram, che ci consente di entrare a far parte di una comunità geograficamente dispersa, locale e globale, che riunisce fotografi amatoriali intenti a scattare, condividere e commentare immagini catturate via smartphone. Immagini facilmente manipolabili per mezzo di filtri speciali ed estetiche vintage, perché la fotografia è il medium che meglio di ogni altro ci consente di appropriarci del mondo e, nel contempo, di imprimergli una struggente nostalgia.Le relazioni tra gli utenti sono il frutto di reazioni spontanee all’istantanea proposta. Niente di più, niente di meno. Eppure, non mancano anche quì le diverse scuole di pensiero, fazioni di pro e contro Instagram, di quelli che elogiano il network come mezzo di divulgazione dell’amore per la fotografia, che vede contrapporsi quelli che, invece, lo considerano il killer dell’arte fotografica. La questione è senza dubbio complessa. Instagram è un social network, che ha avuto il merito e l’intuizione di rivoluzionare il mondo della fotografia, fino ad ieri un p“nicchia”,trasformando un’immagine in un elemento di condivisione sociale. La grande forza di Instagram è stata senza dubbio la capacità strategica di aggregare persone, unirle attorno ad una passione, dare loro la capacità di raccontarsi, ma soprattutto di interagire, per immagini. Oltre a questo dato valoriale, Instagram sta democratizzando l’espressione visuale, fattore, questo, senz’altro importante per la fotografia stessa, in quanto molte più persone se ne interessano, ne conosco i meccanismi, cercano di praticarla, magari acquisendo un gusto critico più affine e la conoscenza giusta: La fotografia professionale rimarrà di chi, innanzitutto, ha occhi, cuore e mente che gli permettono di vedere, laddove altri non sanno nemmeno guardare. Instagram rende possibile una forma particolare di voyeurismo etnografico: ci fa vivere le “scoperte” urbane, suburbane e rurali di fotografi amatoriali che non abbiamo mai incontrato nella vita reale ma che sogniamo di conoscere: la fashion designer di New York, lo skateboarder di Los Angeles, lo scrittore romantico di Portland, il geniale programmatore di Seattle. Ma anche di vedere con “occhi diversi” la realta’ di tutti i giorni, quella che tendiamo a ignorare o dare per scontata: l’homeless che dorme avvolto nei giornali, la gente in coda per salire sul bus, il gestore del drugstore messicano, gli hipster che strollano su e giu’ per le strade della City.La nostalgia instantanea prodotta da Instagram è, al tempo stesso, un inno alla vita, una celebrazione del quotidiano, una glorificazione del presente.
Instagram ci spinge a guardare meglio, a guardare di piu’.
[maxbutton id=”2″]