A che piano scende? Ultimo, grazie. Ecco un classico caso in cui la fantascienza ha anticipato la scienza: l’ascensore spaziale. Finora viaggiare nello spazio è stato sinonimo di razzi: motori di enorme potenza per contrastare la forza di gravità che ci schiaccia tutti al suolo, ed accompagnare le navicelle negli strati più alti dell’atmosfera, fino alla zona di orbita. E probabilmente sarà così ancora per un bel po’: ma qualche visionario sta lavorando a un’alternativa.
Il fatto è che i razzi sono costosi, inquinanti e pericolosi. Vuoi mettere con un comodo ascensore? Tra qualche giorno, l’11 settembre 2018, un team della facoltà di ingegneria dell’università giapponese di Shizuoka, testerà nello spazio un modellino in scala ridotta di un ascensore: un primo prototipo di un mezzo che collegherà la terra e il cielo. Due satelliti cubici di 10 centimetri per lato saranno uniti da un cavo di acciaio lungo 10 metri: una scatola motorizzata viaggerà avanti e indietro su questo cavo, monitorata da delle telecamere nei satelliti.
Una distanza irrisoria, 10 metri, ma siamo solo all’inizio di un percorso. Il cavo man mano si allungherà, fino a realizzare il sogno dello scienziato russo Konstantin Tsiolkovsky, che un secolo fa immaginò una via simile per arrivare nello spazio dopo aver visto la torre Eiffel. Finora però gli ascensori spaziali si erano visti solo nei libri e nei film di fantascienza.
IL MATERIALE MIGLIORE PER REALIZZARE I CAVI È LA FIBRA IN NANOTUBI DI CARBONIO, MA ANCHE QUELLA SAREBBE INSUFFICIENTE
Gli ostacoli tecnici alla realizzazione definitiva sono vari: bisogna realizzare una costruzione lunghissima (l’orbita geostazionaria è a 35.000 chilometri dal suolo) e resistente; dovrà essere abbastanza leggera da non crollare sotto il suo stesso peso, ma abbastanza pesante da non prendere il volo per la forza centrifuga; dovrà fare i conti con varie forze contrastanti, come le attrazioni non solo della Terra ma anche di Luna e Sole, e sopportare i terribili venti ad alta quota.
La società giapponese Obayashi Corp., che lavora a fianco dell’università di Shizuoka, ha annunciato che l’ascensore per lo spazio dovrebbe essere operativo per il 2050. Al momento l’ostacolo principale è il materiale con cui costruire i cavi. Che non esiste: la fibra in nanotubi di carbonio, che è il candidato migliore al momento, è da un lato troppo costosa per essere realizzata di quella lunghezza, dall’altro lato non abbastanza stabile.
I giapponesi confidano che in questi trent’anni un materiale adatto salterà fuori. E allora è meglio portarsi avanti con il lavoro e nell’attesa di quel momento trovarsi con tutti i test realizzati. Indubbiamente, il progetto fa discutere…. e molto!