Se un inventore solitario annuncia di aver inventato un motore che va contro le leggi della fisica come le conosciamo, l’amara esperienza di un abbaglio spinge a presumere che si tratti di nuovo di un falso allarme fino a prova contraria. Ma se c’è una conferma indipendente e se ci si mette di mezzo nientemeno che la NASA a garantire la scoperta, allora cambia tutto. José Rodal, ricercatore indipendente, ha affermato in questi giorni che scienziati degli Eagleworks Laboratories (Nasa Johnson Space Center) hanno ottenuto risultati convincenti sull’EmDrive, un sistema di propulsione giudicato impossibile. Il motore senza combustibile risolverebbe moltissimi problemi fino ad ora insormontabili e aprirebbe le porte ad un’esplorazione spaziale senza precedenti. La NASA ci crede e proverà il motore nello spazio esteriore. anche se l’agenzia spaziale statunitense, per il momento, mantiene il riserbo sulla questione, non avendo ancora comunicato quando verranno effettuati i primi test. L’EmDrive fu ideato dall’ingegnere inglese Roger Shawyerv e utilizza direttamente le onde elettromagnetiche per convertire l’energia elettrica in spinta, senza aver bisogno di propulsione. In altri termini, il sistema di propulsione EmDrive agirebbe “spinto” dal movimento di fotoni (particelle di energia) – innescato da un generatore elettrico, che potrebbero essere un set di pannelli fotovoltaici o anche un motore termonucleare – all’interno di un serbatoio a forma di campana. Rimbalzando nella campana, i fotoni generano una spinta sufficiente a far muovere il dispositivo. Per gli scienziati potrebbe essere un’invenzione fondamentale, che potrebbe portare allo sviluppo del famoso motore “warp” fantascientifico, in grado di piegare lo spazio-tempo, oltre al fatto che questa tecnologia sarebbe rivoluzionaria perché permetterebbe di avere un motore con autonomia infinita: per esempio, basterebbe dotare un’astronave di un EmDrive, alimentato da pannelli solari, per poter viaggiare sotto spinta continua tra i pianeti. Sparirebbe il problema del propellente, che costituisce la stragrande maggioranza della massa di un veicolo spaziale odierno e che obbliga a viaggiare nello spazio principalmente per inerzia, allungando enormemente i tempi di viaggio. Già nel 2014 la NASA ha effettuato i primi esperimenti nel vuoto. Purtroppo però, per qualche ragione questa tecnologia è sempre stata sottovalutata e vista con molto scetticismo, dato che non rispetta la legge di conservazione del momento, permettendo – pensate – di raggiungere la Luna in sole 4 ore e Marte in appena 70 giorni (con la tecnologia attuale sono necessari circa 6 mesi). Sicuramente, se i test nello spazio venissero confermati, si metterebbero in discussione aspetti della fisica che, fino ad oggi, venivano considerati leggi inviolabili dalla scienza accademica.