Cari lettori,
la nostra Italia è, ancora una volta, dilaniata da un terribile terremoto, quello che ha colpito il cuore della Penisola nella notte del 24 agosto scorso, quando un forte sisma di magnitudo 6.0 ha devastato l’area fra Lazio, Marche, Umbria e Abruzzo, provocando morti e feriti. E mentre il mondo fa sentire la propria vicinanza alle popolazioni colpite dal violento terremoto che ha comportato la scomparsa di alcuni comuni del centro Italia (Accumuli, Amatrice e Pescara del Tronto), con Toronto , Dallas e New York che si sono illuminate con i colori del tricolore, e su Twitter è trend topic l’hashtag #PrayingForItaly, vogliamo far sentire la nostra vicinanza alle vittime di questo e dei precedenti sismi che hanno messo in ginocchio troppo spesso gli italiani, cercando di capire come le nuove tecnologie possano essere fruttuosamente impiegate non tanto per prevenire i terremoti, quanto per diminuire, se non evitare, gli ingenti danni a cose e persone che, ogni volta, ci si ritrova a stimare. In Paesi ad elevata attività sismica, come Giappone e Stati Uniti, infatti, il monitoraggio sismico è una realtà ormai consolidata. Fra le tecnologie più efficaci si ricorda, ad esempio, l’interferometro radar, già utilizzato per il monitoraggio della Colonna Aureliana a Roma, uno strumento che permette di misurare le vibrazioni di strutture come torri e ponti a sviluppo lineare e di monitorare da remoto siti in frana, senza accedere direttamente alla struttura o al sito. Sempre in via preventiva, sarebbe necessario entrare nell’ottica del dovere di costruire edifici più resistenti, ad esempio impiegando la tecnologia degli “ammortizzatori vicoelastici“: ampi strati di un materiale simile alla gomma, noto come polimero vicoelastico, infilati come in un panino tra altri strati di acciaio. Incorporati in edifici di altezza elevata, questi ammortizzatori sono in grado di assorbire l’energia vibrazionale e trasformarla in calore, riducendo le forze nei componenti adiacenti. Sostanzialmente dissipano e dirottano l’energia che si crea all’interno della struttura di un edificio durante un terremoto. Ma anche Big data, Reti Wi-Fi e sensori, uso di droni per sorvolare i territori più a rischio: su queste e altre attività sono concentrati startup, ricercatori e innovatori di tutto il mondo per prevenire e contrastare terremoti come l’ultimo avvenuto nel Centro-Sud d’Italia. Di grande aiuto, nei momenti immediatamente successivi alle scosse verificatesi durante la scorsa notte, si è rivelato lo sfruttamento delle potenzialità del Wi-Fi per potenziare i soccorsi: in caso di terremoto, aprire le Reti Wi-Fi, eliminando ogni password e chiave d’accesso, può rivelarsi un’azione utile a salvare molte persone, favorendo le comunicazioni via Internet e, di conseguenza, agevolare i soccorsi. Non di meno, il supporto morale ma anche materiale, e, quindi, economico, alle popolazioni colpite dal sisma può riaccendere la luce della speranza in un momento in cui l’Italia, ferita, piange le sue vittime. Per tali motivi, ci uniamo all’appello che in queste ore promana dalle Istituzioni e dai mass media, invitandovi a non dimenticare.
Perché, mentre la terra trema, anche un piccolo aiuto può tenere in piedi una vita