1Lo scorso anno ne abbiamo sentito parlare ed oggi tutto è pronto per l’Internet of Things. Sono stati infatti creati i giusti presupposti per il “salto di qualità”, su tutti i fronti: città, consumatori e imprese. Dalle nuove reti di comunicazione dedicate all’IoT, all’evoluzione dell’offerta in ambito Smart Home, pronta a sbarcare anche nelle catene della grande distribuzione, fino ai servizi innovativi per la c.d. “Industry 4.0” o quarta rivoluzione industriale (fenomeno conosciuto anche con la locuzione anglosassone “digital disruption”). Vi avevamo già parlato dell’Internet delle Cose o “IoT“, e l'”Industry 4.0” è, sostanzialmente, un suo sinonimo, posto che l’elemento fondamentale della quarta rivoluzione industriale è proprio l’applicazione sistematica della tecnologia IoT ai processi di produzione su scala globale. Si tratta di una rivoluzione nell’organizzazione aziendale che, ad oggi, sta venendo implementata sistematicamente soprattutto in Germania. Qualche esempio? Come vi abbiamo illustrato anche nei più recenti articoli, le ultimissime vetture in produzione sono sempre più colme di sensori e telecamere, dotate di sistemi di frenatura automatici in caso di rallentamento del veicolo che precede e in grado di mantenere autonomamente la distanza di sicurezza, monitorare la presenza di ostacoli improvvisi (pedoni, ciclisti) e frenare automaticamente in caso di rischio di collisione; alcune sono anche in grado di parcheggiare da sole; su altre si stanno sviluppando sistemi di ‘infotainment’ in grado di dialogare con il cellulare del conducente e di integrarlo nel computer di bordo trasformando l’abitacolo in un’estensione dello smartphone. Tutto questo è reso possibile proprio dall’ingresso dell’IoT nel settore industriale, generando oggetti in cui la componente meccanica e quella digitale si integrano profondamente. In altri termini, i beni di consumo di tutti i giorni stanno diventando dei prodotti dotati di tecnologia IoT. Come ben sappiamo, non solo le automobili attraversano questa corrente di rinnovamento. Pensate alla demotica, che sta via via fondendosi con la tecnologia domestica dell’IoT. Già oggi, nelle case più all’avanguardia, è possibile integrare in un’unica piattaforma collegata alla rete la gestione degli impianti di riscaldamento e raffreddamento, l’accensione e lo spegnimento dei principali elettrodomestici, l’antifurto e i comandi delle finestre, comandando a distanza tutti questi elementi, e facendo in modo di trovare al nostro arrivo la casa già riscaldata e con il forno acceso. Anche in questo caso gli apparecchi tradizionali vengono dotati di sensori, di centraline elettroniche e di una connessione alla rete per poter inserire le informazioni di ogni apparecchio su una piattaforma di coordinamento e controllo accessibile online. Entriamo così nell’ambito di Industry 4.0. Al momento sono in corso diverse sperimentazioni di applicazione della tecnologia IoT agli impianti industriali. Oltre a dotare gli impianti esistenti di sensori e tecnologia informatica, si è iniziato a progettare le prime linee produttive “IoT embedded”. Un macchinario industriale tipo dotato di tecnologia IoT è in grado, per esempio, di tenere traccia del numero di cicli svolti, del ritmo di produzione, delle giacenze di magazzino; è programmato in modo da segnalare di aver subito un guasto, ma anche da avvisare che un intervento di manutenzione ordinaria o straordinaria sarà necessario entro un numero prestabilito di cicli. Nel momento in cui diversi macchinari dotati di tecnologia IoT vengono inseriti all’interno di un unico impianto industriale, è possibile integrare tutte le informazioni fornite dai macchinari su un’unica piattaforma, ottenendo in tempo reale una rappresentazione dell’andamento dell’impianto produttivo. In questi scenari ci si trova a gestire una tale mole di dati da rendere necessario un vero e proprio lavoro di data mining e di data science da affidare a personale specializzato. Una delle principali difficoltà sollevate da questa tecnologia è il bisogno di orientarsi all’interno dell’impressionante mole di dati raccolti. I dati hanno bisogno di essere trattati, normalizzati, aggregati e selezionati in una limitata quantità di informazioni utili a chi interroga il sistema. Tutto questo sforzo matematico-organizzativo-informatico viene affidato a un nuovi profili specializzati, fra cui il cosiddetto “data scientist“. Vien da se la considerazione per cui questa nuova ondata di tecnologia che sta per investire il nostro sistema produttivo con la quarta rivoluzione industriale determina importanti effetti sul lato dell’occupazione. Le figure professionali scarsamente specializzate sono verosimilmente destinate a scomparire. Ecco la “digital disruption“. Al manutentore generico presente in ogni stabilimento si sostituirà progressivamente una figura sempre più specializzata, in grado di intervenire sia sulla meccanica sia sull’informatica dell’impianto. Diversi problemi potranno addirittura essere risolti da remoto. Questo determinerà verosimilmente un calo nel numero degli addetti attivi nel settore che, secondo i promotori della quarta rivoluzione industriale, verrà compensato dalla contestuale creazione di nuovi profili professionali, dai tecnici specializzati nella risoluzione di specifici problemi, alle nuove figure necessarie in fase di progettazione dei macchinari (profili ibridi fra l’ingegneria e l’informatica), alle figure che dovranno effettuare la formazione necessaria all’implementazione della nuova tecnologia. Il primo risultato di questo processo è, senza dubbio, un aumento della produttività delle imprese che utilizzano questo genere di tecnologia, perché i processi diventano più facili da controllare e più facilmente coordinabili, a fronte di un abbattimento dei costi e di una diminuzione dei ritardi dovuti a guasti o a mancanze di forniture. E proprio l’aumento della produttività è la caratteristica fondamentale di ogni processo indicato con il nome di “rivoluzione industriale”, e per questo motivo si usa definire l’applicazione della tecnologia IoT all’industria come la “quarta rivoluzione industriale“.