Molti modelli di automobile oggi in commercio sono dotati di dispositivi di sicurezza attiva capaci per esempio di seguire il traffico e di prevenire incidenti agendo autonomamente su freni e sterzo, ma nonostante il livello tecnologico raggiunto nessuna auto può fare a meno di un accessorio molto semplice quanto antico: lo specchietto retrovisore. Nei prototipi e nelle concept car che si vedono nei Saloni, l’assenza degli specchietti retrovisori è una prassi da molto tempo, complice il fatto che questa mancanza aiuta a mantenere pulita la linea dell’auto e permette ai designer di osare forme più estreme. Trattandosi di vetture che non devono circolare e tantomeno rispettare norme di omologazione, la prassi è quella di sostituirli con micro-telecamere puntate verso il posteriore dell’auto, che riportato l’immagine all’interno dell’abitacolo su degli appositi display. Una soluzione interessante e spettacolare, ma attualmente non consentita dalle normative. In Giappone, tuttavia, presto sarà possibile tramutare il sogno dei designer in realtà, visto che è stata introdotta una modifica al codice della strada, proprio per permettere questo passo in avanti alla tecnologia. In questi giorni, infatti, il “Bureau” ha introdotto una importante modifica al Codice della Strada in vigore in Giappone, attraverso la quale si autorizza (a partire dal 2017, cioè quando le prime applicazioni potranno essere omologate) la libera circolazione sulle strade pubbliche per gli autoveicoli sprovvisti di specchi retrovisori esterni e di specchio centrale. L’ente giapponese, in realtà, ha solamente recepito le linee guida del World Forum for Harmonization of Vehicle Regulations, il meeting organizzato dalla Commissione Economica per l’Europa dove si scrivono le linee guida per le novità tecniche per le automobili. Ma non è tutto, perché secondo Automotive News gli Stati Uniti faranno altrettanto, aprendo un nuovo mercato per tutti i componentisti che si occupano di specchi retrovisori. Così, oltre ad avere linee più pulite, le auto e i guidatori del prossimo futuro potranno contare su immagini di qualità superiore, con un angolo di visione maggiore e senza rischi di abbagliamento. A favore dei sistemi di telecamera e monitor giocherebbe, per l’appunto, una maggior sicurezza di marcia. Il parere sostenuto dal legislatore giapponese si basa, infatti, sul più ampio angolo visivo, che eliminerebbe le zone cieche da sempre motivo di preoccupazione per automobilisti e aziende di componentistica; inoltre, lo “specchio digitale” permetterebbe una migliore visibilità in particolari condizioni di marcia (al buio o con la pioggia) ed eviterebbe l’abbagliamento per l’automobilista. Il Road Transport Bureau giapponese fa inoltre riferimento a una più efficace penetrazione aerodinamica nel caso di assenza degli specchi esterni, nonché a linee più “pulite”, andando a toccare l’aspetto produttivo della questione, in cui le proposte in questo senso non mancano. Una su tutte quella del costruttore tedesco BMW, che al CES 2016 di Las Vegas ha mostrato un modello della sportiva ibrida plug-in BMW i8 che monta due videocamere al posto dei retrovisori esterni e una sopra al lunotto posteriore. Su questa i8 sperimentale, le riprese in tempo reale delle tre videocamere vengono unite in un’unica immagine panoramica che appare su uno schermo ad alta definizione nel retrovisore centrale e permette di avere una visuale senza angoli ciechi, come se alle spalle del guidatore non ci fosse nulla. Oltre a questo, le videocamere sono in grado di misurare la velocità con cui si muovono gli oggetti intorno all’auto e quindi, se integrate con altri sistemi, potrebbero essere utilizzate per il parcheggio automatico o la prevenzione degli incidenti.