imageOrmai la tecnologia ci ha abituati ai dispositivi wearable pensati per la nostra salute: si va dai sensori da indossare come occhiali e braccialetti indicatori dei parametri vitali, fino a rilevatori domotici in grado di ‘misurare’ umore, qualità del sonno, postura. Ebbene, se pensavate che le innovazioni si fermassero qui, siamo pronti a smentirvi: la nuova frontiera del wellness 2.0 sono i sofisticati strumenti usati nel progetto internazionale My-Aha (che sta per “My active and healthy ageing“, ossia “il mio invecchiamento sano e attivo“), finanziato dall’Ue con 4 milioni di euro e presentato all’Università di Torino. Vi partecipano 16 paesi europei, oltre a Giappone e Australia. Coordinato da Nit-Centro Interdisciplinare Neuroscienze Università Torino, ha come scopo capire quali sono i fattori a rischio rispetto alle demenze senili, tra cui l’Alzheimer, patologie sempre più frequenti per via dell’invecchiamento della popolazione. Il progetto prevede la possibilità per le persone anziane di poter ottenere, tramite l’utilizzo di sensori e strumenti tecnologici, consigli e pratiche utili volti a prevenire patologie attraverso un’analisi quotidiana delle rispettive abitudini nonché ambienti di vita, e dunque a vivere meglio e più a lungo. I consigli potrebbero essere, ad esempio, quando e come fare esercizio fisico, su cosa basare la propria alimentazione e come correggere le abitudini nocive. Gli strumenti tecnologici di cui si serviranno i ricercatori saranno ausili da indossare oppure installare nelle abitazioni dei soggetti, tra cui gli occhiali elettronici della giapponese Jins e i sensori domotici, che rilevano informazioni su un dato ambiente, in questo caso relative al grado di salubrità. Quando dall’analisi dei dati emergerà un rischio per la salute, My-Aha offrirà tutta una gamma di interventi mirati, anch’essi basati sulle tecnologie ICT. Secondo il team di ricerca dell’Università di Torino, un approccio simile dovrebbe tradursi in un notevole risparmio sui costi di assistenza sanitaria, oltre che in un ottimo metodo per ritardare l’arrivo di queste malattie, il che significa migliorare la vita e far risparmiare milioni alla sanità pubblica.

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