La “a” commerciale, comunemente chiamata chiocciola e conosciuta come “@” è un carattere tipografico usato soprattutto per la nostra posta elettronica. E’ rappresentata da una “a” stilizzata con attorno un ricciolo e sembra avere le sembianze di un vero e proprio gasteropode. È un simbolino piccolo, ma che è diventato, nel corso dei secoli, sempre più grande. Tecnicamente quello che i linguisti chiamano logogramma, ovvero un grafema (segno scritto) a cui corrisponde una intera parola, o meglio il significato di una parola, indica – per lo meno ai giorni nostri – a chi è indirizzata una e-mail oppure, nei social network, preposta al nome, indica a chi è indirizzato un tweet o un particolare messaggio. Quarant’anni fa questo logogramma compariva davanti agli occhi di un uomo – Ray Tomlinson, ingegnere elettronico americano di origine olandese, scomparso oggi – che la vide su una vecchia telescrivente ASR-33. Al tempo, Tomlinson stava sviluppando nuove applicazioni per Arpanet, l’embrione di Internet, in un periodo in cui la posta elettronica aveva una capacità limitata, e nel novembre del 1971 mandò la prima mail, adottando il simbolo @ per collegare un nome utente con l’e-mail dell’indirizzo di destinazione. Da lì, la chiocciola è diventata la designazione per i formati di indirizzo, che esplose come e-mail diventando un mezzo globale della comunicazione digitale. Ma da dove viene questo grafema, così tanto utilizzato nei giorni nostri, così piccolo, ma così potente? Gli inglesi la chiamano “at“, in Armenia, nonostante la forma ricordi quella di una lumaca, viene chiamata “scimmia” – kapik – perché da quelle parti sembra ricordare una scimmia che si appende a un ramo; in Russia è sia rana che orecchio, per i greci è papaki, il papero – del quale ricorderebbe solo l’occhio – e per i cinesi è un topolino che si avvolge nella sua coda, mentre in spagnolo è chiamata arroba, con rimando a una delle unità di misura che dovrebbero essere alla sua origine. Insomma, l’incertezza sull’origine del simbolo che, per antonomasia,rappresenta le telecomunicazioni, regna sovrana, anche se una delle teorie più accreditate nel corso del ‘900 sulla nascita della “@” sarebbe quella che la riconduce ad una «d» modificata in età alto medievale dalla «d» onciale, ed in quella d stilizzata e avvolgente preceduta dall’a si leggerebbe perciò la preposizione latina ad. Idea semanticamente perfetta sposata nella prima metà del Novecento (quindi in tempi privi di mail e di spam) dal paleografo americano Berthold L. Ullman. Ma le tesi più recenti vanno in altra direzione, quella della spagnola arroba. Termine tratto dall’arabo che equivarrebbe a circa un quarto di quintale. Quindi l’abbreviazione verrebbe dalla scrittura mercantesca del XIV secolo. Ma non manca chi cerca di gettare ombre su questa interpretazione, la @, come opera Leonardesca.
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