Energia, istruzione, agricoltura e salute: dovendo cercare un filo conduttore di tutti questi aspetti della nostra vita, potrebbe essere proprio la luce. Questo almeno è quello che hanno deciso le Nazioni Unite il 20 dicembre 2013, decretando il 2015 l’anno internazionale della luce. Essa infatti gioca un ruolo fondamentale nella nostra vita quotidiana, oltre a rappresentare una disciplina trasversale e per questo fondamentale della scienza nel ventunesimo secolo. Grazie agli studi sulla luce infatti, siamo progrediti nel campo della medicina, della fisica e della chimica, oltre al fatto di aver creato Internet, che ha modificato radicalmente le nostre vite. L’obiettivo dell’anno internazionale della luce però, non è commemorare, ma comunicare, raccontando dove lo studio della luce ci ha portato in 1000 anni di storia. Sì perché l’umanità ha cominciato a occuparsi di ottica molto prima di inventare il metodo scientifico. Un periodo folgorante per questa disciplina in Europa fu in particolare il XIII secolo, quando Erazmus Ciolek Witelo, un monaco polacco noto più comunemente come Vitellione, basandosi sugli studi dell’arabo Alhazen, vissuto due secoli prima, elaborò la Perspectiva, titolo originale greco perì optikes, in cui erano contenuti in nuce il concetto di diffrazione e l’ipotesi secondo cui ciò che l’occhio vede è solo una parte dei “raggi” che vengono emessi in natura. Idee che – si dice – avrebbero influenzato i lavori di personaggi come Keplero e Galileo. Oggi quando la scienza parla di luce la chiama fotonica, indicando la scienza della luce, ma anche la tecnologia che permette di generare, controllare e studiare la sua ambivalenza, quella che fa sì che essa possa essere letta sia in forma ondulatoria, cioè come onda di luce, che in forma corpuscolare, i noti fotoni. La luce però è anche sinonimo di energia, e dunque di economia su scala globale. Le aziende che si occupano di fotonica lavorano oggi per risolvere sfide molto importanti, come ad esempio migliorare la produzione di energia nell’ottica di una maggior efficienza energetica, permettere un invecchiamento della popolazione il più possibile in buona salute. E soprattutto affrontare in modo sostenibile il cambiamento climatico. La tecnologia che ruota intorno a queste questioni ha dunque un impatto enorme sull’economia mondiale, a conferma del fatto che, come si diceva, la luce è anche parte della nostra vita quotidiana, come dimostra il fatto di essere in grado di leggere queste righe. Utilizzare smartphone, tablet e social media, telefonare gratuitamente dall’altra parte del mondo, collegarsi in videoconferenza con famiglia e amici senza uscire di casa: merito della fibra ottica, che altro non è che una tecnologia della larghezza di un capello umano che sfrutta le proprietà della luce. Insomma, la luce resta il simbolo dell’illuminazione che rinnova, ricordando a tutti il celebre mito di Arianna, che narra dell’intelligenza e della tecnica che vincono l’oscurità, dell’amore per la bellezza che rende il mondo migliore, della luce che illumina il cielo nella notte. Ed è da quel mito fondante per la cultura occidentale della tecnica che dobbiamo trarre ispirazione nel nostro impegno quotidiano per la ricerca e l’innovazione orientate alla qualità della vita, alla salvaguardia dell’ambiente e al risparmio energetico. Al mito della luce greco di Arianna dobbiamo ispirarci nella nostra missione di esseri umani, in tutto il mondo: illuminare il buio con la bellezza.