Al via gli esami di maturità, che ieri ha visto cinquecentomila studenti chiamati allo svolgimento della prima prova: dai dati statistici, risulta che uno studente su due ha scelto, fra le tracce disponibili, quella riportata alla tipologia B, che, in ambito tecnico-scientifico, richiedeva una riflessione sull’evoluzione tecnologica che cambia il modo di comunicare. “Lo sviluppo scientifico e tecnologico dell’elettronica e dell’informatica – riporta il testo del Miur – ha trasformato il mondo della comunicazione che oggi è dominato dalla connettività. Questi rapidi e profondi mutamenti offrono vaste opportunità ma suscitano anche riflessioni critiche”. Ma, a ben vedere, questa è tutt’altro che una traccia innovativa, in quanto il rapporto uomo-nuove tecnologie è stato proposto svariate volte in passato, a partire dall’anno 2000, per la prima prova di italiano: dal libro elettronico agli albori del nuovo millennio, al lavoro nell’era di Internet; dai Social Network alle interconnessioni tra scienza e tecnologia, fino alla Pervasive Technology dello scorso anno. E forse non è un caso che la tecnologia, nelle sue molteplici sfaccettature, sia stata proposta così spesso ai candidati negli ultimi 15 anni, un po’ in quanto (prevedibile) successo, un po’ per il suo essere un’ancora di salvezza. Stavolta all’esame di maturità approda lo smartphone e la cultura dei “sempre connessi”. Ma, è dal 1982, che nella mente dei maturandi di qualche anno fa’, risuona la frase “E.T. – telefono – casa”, quel famoso adagio della pluripremiata pellicola di Steven Spielberg, che, già all’epoca, sintetizzava lo stato della comunicazione globale. Il telefono, non certo smart, ma comunque innovativo per l’epoca, era al centro del mondo, un mondo diviso in chiamate urbane e interurbane, con rapporti interpersonali vincolati dal costo (salato delle bollette) dettato dalla distanza. Oggi usiamo ancora il telefono per comunicare, ma in modo pervasivo, quasi invadente: i ragazzi della “net generation“, quelli stessi giovani che stanno affrontando la maturità, studiano connessi, mangiano connessi, leggono, scrivono e parlano connessi. Sempre. La iper-connettività sta cambiando il modo di agire, di pensare e di vivere i rapporti interpersonali, con il “telefono”, oggi smartphone, che ha modificato anche la sua funzione: non serve più per cercare qualcuno, ma per essere al centro di questa iper-connettività che ci segue ovunque, e che, con l’esplosione dell’Internet delle cose, si evolverà ulteriormente. Tra i materiali proposti ai maturandi per costruire il proprio testo,“Dove sei? Ontologia del telefonino” di Maurizio Ferraris e “Con smartphone e social è amore (ma dopo i 60 anni)” di Daniele Marini, due brani che fanno riflettere e analizzano l’evoluzione dei rapporti sociali grazie allo smartphone. In particolare, il primo testo affronta la questione dell’iper-reperibilità e il controsenso della solitudine nel momento in cui l’utente non è raggiungibile, mentre nel secondo sono i cambiamenti che nella vita quotidiana ha apportato lo smartphone a costituire il perno del discorso. Un tema scottante, che speriamo regali a tutti i maturandi la prima, grande soddisfazione di aver superato brillantemente questa prima, grande prova di vita!