Risale al 1971 il primo microprocessore per computer prodotto da Intel. Si chiamava 4004 ed era firmato F.F., le iniziali di Federico Faggin, perito elettronico e fisico vicentino, cresciuto in Olivetti, che ha poi ricoperto il ruolo di ‘cervello in fuga’ nella Silicon Valley. Da allora, e nonostante la crisi, il settore dei chip, il cuore battente dei nostri computer, sembra non volersi fermare, contando vendite mondiali da record, principalmente per i seguenti motivi: anzitutto, nei costi di ricerca. I chips sono sempre più potenti e più capaci di fare cose, ma proseguire, dopo i livelli altissimi che sono già stati raggiunti, richiede investimenti in ricerca quasi proibitivi. E allora è evidente che non si tratta di cose alla portata di tutti, ma di un settore in cui solo aziende leader possono pensare di andare avanti. In sostanza funziona come un qualsiasi altro mercato di lusso, non avverte la crisi. La seconda ragione dell’inarrestabile ascesa del chip ha a che fare con gli stabilimenti necessari per la loro produzione, i cui costi. Necessari sono davvero esorbitanti, il che dà vita ad alleanze, accordi, fusioni per far fronte a questi costi. Terzo è più evidente motivo è la digitalizzazione, che ha fatto si che parole, suoni, musica, voci, immagini viaggino tutte insieme. Pensando ad un semplice smartphone: fino a poco tempo fa’, al loro interno dovevano trattare soprattutto la voce, ma ormai devono trattare anche le immagini. E, in pratica, ogni chips, deve poter fare tutto. Ma come si potrebbe definire il chip del nostro computer? Si tratta di un piccolo circuito elettronico (o circuito integrato) che costituisce uno degli elementi basilari per l’esistenza di qualsiasi dispositivo elettronico. I chip sono realizzati in semiconduttori di silicio, su cui diversi componenti tra cui piccoli transistor sono integrati e utilizzati per trasmettere segnali elettronici di dati. Curioso è il modo in cui vengono realizzati, all’interno delle cosiddette camere bianche, cosi chiamate per la presenza di aria molto pura, cioè a bassissimo contenuto di microparticelle di polvere, presenti nell’aria normale, che potrebbero danneggiare. Il sistema dei chips (e dei loro impieghi) diventa insomma sempre più complesso e onnipresente, senza il quale non conosceremmo l’evoluzione tecnologica nei termini in cui, ogni giorno, ci accompagna.