Nella lingua di internet, “blog” sta ad indicare un vero e proprio diario di rete, un sito web i cui contenuti (i celeberrimi “post”) vengono presentati cronologicamente. Nato nel 1997 negli USA grazie al software ideato da Dave Winer che ne permette la pubblicazione online, il primissimo blog della storia va’ attribuito ad un commerciante americano che decise di condividere la sua passione per la caccia sul web. La moda del blog, però, esplose più tardi, nel 2001, con la nascita e la divulgazione (anche nel Bel Paese) di piattaforme gratuite per la gestione dei blog, come Altrvista, Blogger, WordPress e molte altre. Verso la fine del 2004, la moda di tenere un diario in rete è ormai endemica, un fenomeno culturale di portata mondiale, che vive il suo periodo di splendore fino al 2007, costando addirittura l’appellativo di Generation Blog agli adolescenti del periodo. Oltre all’entusiasmo dei soggetti tecnologicamente più competenti, che riescono a intravedere l’utilità intrinseca alla creatività del fenomeno del blogging, anche le aziende (come quella giornalistica e politica) vengono contagiate dal fenomeno, che, intanto, è divenuto un concorrente diretto dell’e-mail nella comunicazione interpersonale. L’azienda che ha aperto la strada all’utilizzo dei diari on-line fu la produttrice del software Macromedia, che incoraggiò i propri impiegati ad avviarne alcuni al fine di rendere più agevole la comunicazione fra i soggetti gravitanti nell’orbita della società. Non fa in tempo a crescere esponenzialmente il numero di blog che albergano nella rete, che iniziano a fare capolino i principali nemici dei diari della rete, i social network, i quali, nonostante l’immediatezza che offrono nella comunicazione, non sono ancora adatti a soppiantare i blog, quantomeno quelli di natura tematica. Infatti, se è vero che lo strumento in questione vanta un’innata flessibilità, nn va’ sottovalutata nemmeno la loro economicità e la necessità di un’abilità tecnica limitata alle nozioni base, abbattendo qualsiasi barriera, anche sociale, al loro utilizzo. Ma, tecnicismi a parte, cosa determina in concreto il successo di un blog? Aggiornare assiduamente e con regolarità i propri ‘post’, oppure limitarsi alla pubblicazione di pochi contenuti, ma mirati ed eccentrici? Fare del proprio diario una campagna di promozione sui social media, o semplicemente leggere i commenti e rispondere ai lettori? Una possibile risposta ci arriva dalle statistiche susseguitesi nel tempo attorno al fenomeno blog, le quali, mettendo a confronto blogger a americani ed europei, ci dice che meno della metà dei pionieri della comunicazione via blog aggiorna i contenuti del proprio sito 2-3 volte a settimana, constatando per contro che, laddove l’aggiornamento assume un ritmo incalzante, il giro di followers si allarga. Ma il successo, si sa, è anche questione di marketing: l’ideale, infatti, sarebbe pubblicizzare il proprio blog nelle piattaforme social e, unitamente, interagire con i propri utenti. In ogni caso, è buona norma tenere presente, quando si decide di aprire un blog, che si tratta del frutto di mesi di assiduo lavoro e di costante impegno, un obiettivo ambizioso che richiede cura e attenzione, lasciando da parte ogni sorta di maldestra improvvisazione!
- parla, ascolta, guarda
- parola d’ordine: versatile